martedì 20 luglio 2010

Sfogo #1

Parafrasando Salinger e usando tutti i francesismi di questo mondo: Ma che cazzo te ne fai dei tuoi fottutissimi successi quando nella vita di tutti i giorni sei un coglione?
E lo direi a molti. Lo direi, soprattutto, a quelle stupOnde persone che cercano in mille mila modi di farsi amici cani e porci per farsi recensire a manetta.
Cioè. Qui non commento, dato che è da secoli che succede e, sinceramente, a me questa cosa fa solo che ridere, sinceramente eh.
Mi girano, per la precisione, quando tutto questo crea un effetto a catena.
Ovvero.
1. Gente che io non conosco mi rompe i cosiddetti - modero il linguaggio, va', che mica sono uno scaricatore di porto, più o meno - e mi chide di leggere le proprie storie. E mi assicura che, ehi, sono bellissime, anche perchè io ho letto tutto di Shakespeare.
Ma cosa c'entra? Ma che cosa cavolo c'entra che hai letto Shakespeare tu, poi, che mi scrivi in un italiano correggiuto e completi ogni frase - senza neanche ricordarti il mio nome - con un tv1kdbxs. Eeeeeeh??
2. E qui il senno va sulla luna, buon viaggio Astolfo. La cosa che più mi da fastidio. Sentire persone che dentro hanno qualcosa, che hanno un talento che, boh, ma dove cazzo le trovi persone così?, ma comunque, dicevo, sentire queste personcine stupende che no, non sono ipocrite, che no, non sono delle leccaculo, che no, non hanno intenzione di mettersi al centro dell'attenzione per ricevere delle recensioni in più, e che cavolo, devo dire che cosa mi dicono, sennò non la finiamo più, e che mi dicono che loro, con la scrittura, vogliono chiudere.
E perché? Perché sono pochi quelli che leggono. Eccerto che sono pochi se tutti sono preoccupati di seguire quello o quell'altro perché così dopo tu segui me. Eccerto.
Cazzo, se nessuno legge per chi scrivi? Perché è vero che si scrive per sé, ma, sinceramente, se non fosse stato per le persone meravigliose che mi hanno spronato a continuare, io, oggi, sarei su una panchina a caso, con una penna a caso, e un moleskine a caso e scriverei di quanto, in effetti, mi sento scoppiare perché non riesco a comunciare meglio che scrivendo.
Ed è questa la verità.
Ed è questo che succede. Che già tre persone mi hanno detto che basta, vogliono smettere, perchè cosa scrivono a fare se poi non possono comunicare?
E io loro le capisco.
Capisco un po' meno gente che legge Shakespeare e, nello stesso tempo, carta straccia di persone che non sanno quale sia la differenza tra "e" ed "è".
Sia ben chiaro. Non parlo da scrittrice, visto che non lo sono. Sono solo una a cui piace lasciar correre i pensieri, ma penso che tra me e Marquez ci sia un burrone. Io parlo da lettrice e questo sì, lo sono.
Duh.
Sfogo finito.
E' questo il bello di avere un blog.

1 commento:

  1. "perchè cosa scrivono a fare se poi non possono comunicare?"
    Come le capisco queste parole. Le capisco bene, perché sono una di quelle che quando scrive vorrebbe comunicare qualcosa, che magari vorrebbe persino un commento che le dica "hey, quello che hai scritto fa pena!" che almeno è sincero e so che almeno ha comunicato la pena a qualcuno. Ma poi alla fine penso che la persona a cui voglio comunicare qualcosa sono me stessa, e non il mondo intero e capisco che voler smettere di scrivere perché nessuno mi legge è un emerita stronzata e così mi ritrovo a scrivere storie, pensieri o qualsiasi altra cosa, che, al massimo, verrà letta da qualche amica. E mi accontento di loro, di quelle poche persone che mi spronano a scrivere senza chiedere nulla in cambio.

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